Sei un leader carismatico? Non sarai anche un narcisista?

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Perché troppo spesso chi si trova in ruoli di comando e gestione del personale ha un carattere narcisista? Vengono scelti appositamente o è solo una normale selezione naturale? Cosa fare per evitare di cadere nella trappola del narcisismo.

Quante volte siamo stati attratti dal carisma di una persona per le sue qualità magnetiche, coinvolgenti, la parlantina, la capacità di sentirsi totalmente a proprio agio con i riflettori addosso. Si tratta di persone con innate (o sviluppate durante gli anni) capacità di smuovere le folle, che sia tramite uno schermo o di fronte a una platea. Sono leader di comunità di vario tipo, da quella religiosa a quella scientifica, da quella di studi ufologici ai circoli letterari. Possono essere manager aziendali, supervisor di un team, formatori, insegnanti o primari di un reparto ospedaliero. Non importa il campo d’azione e la materia trattata, hanno una cosa che li accomuna: la leadership. Ma di cosa si tratta, esattamente?

Leadership

“Se le vostre azioni ispirano altri a sognare di più, imparare di più, fare di più e trasformare di più, voi siete un leader”

John Quincy Adams

Abilità innata o acquisita?

Innanzitutto cos’è questa fantomatica leadership? Secondo varie definizioni, è la capacità di guidare, dirigere le persone. Viene anche tradotta come “comando”. Secondo esperti sociologi, il leader dovrebbe ipoteticamente ispirare, motivare, influenzare usando un’appropriata comunicazione, i suoi sottoposti senza imporsi, senza usare ricatti, minacce, la forza o metodi autoritari. Questo idealisticamente parlando. Ma possiamo imparare a essere dei leader? Esistono infiniti corsi, libri, video, articoli, seminari che insegnano come essere degli ottimi capi. Sin dall’antichità fino ai giorni nostri, cominciando con libri come L’arte della guerra di Sun Tzu, passando per Il Principe di Machiavelli fino a Le 48 leggi del potere di Robert Greene, c’è chi si è occupato di definire le linee guida necessarie al leader perfetto.

Si può in qualche modo affermare che la leadership è un qualcosa che si può imparare. La domanda seguente sorge spontanea: possono impararla proprio tutti? A mio modesto parere ritengo che una buona dose di capacità “innata” sia necessaria. Con innata non intendo che uno nasce già con l’abilità di guidare e ispirare gli altri, di solito si tratta di doti sviluppate durante i primi anni di vita fino all’adolescenza compresa. Quindi il background familiare, scolastico, sportivo, sociale sono fondamentali.
Ma anche chi si ritrova con questa dote è bene che la affini al meglio per ottenere i risultati migliori, sempre che sia suo interesse sfruttarla.

Leadership e comando

Secondo molti autori, c’è una differenza sostanziale fra le due. Cerco di spiegarlo con un esempio semplice: il capo è che lui che manda in guerra i suoi uomini, il leader invece combatte al loro fianco. Il capo comanda, appunto, dà ordini e si aspetta che vengano eseguiti, pena l’uso di mezzi come ricatti, minacce, punizioni e intimidazioni. Non si aspetta di essere amato, preferisce essere temuto. Non piega mezzi e obiettivi ai bisogni dei sottoposti ma forza loro ad adattarsi ai suoi mezzi e ai suoi obiettivi. È autoritario, freddo, calcolatore, manipolatore e senza scrupoli, segue il principio del dividi et impera, mettendo i sottoposti l’uno contro l’altro.

Il leader, per contro, si mette nei panni di chi guida, si sporca le mani con loro, sa ascoltare, non si impone ma conduce con pazienza. Ha autorità ma non è autoritario, sa adattare i mezzi ai bisogni dei suoi e li motiva costantemente per raggiungere gli obiettivi, insieme. Ha a cuore lo spirito di squadra e agisce come collante del team.

Il capo agisce per paura di non essere obbedito, di essere spodestato o fregato in qualche modo.  Il leader non ha questa paura perché sa affrontare gli eventuali disagi. Ed è questa la differenza sostanziale fra i due: il capo si identifica col suo ruolo, vive di paura e paranoie, è insicuro, ha bisogno della totale sottomissione per sentirsi realizzato, sicuro di sé. Il leader, invece, vive di fiducia ed equilibrio, è sicuro di sé, non si identifica col suo ruolo, non cerca la sottomissione ma la collaborazione perché è realizzato a prescindere dal comportamento degli altri.

Risulta chiaro che queste due figure così descritte sono volutamente estremizzate nei loro caratteri: non esiste qualcuno che è un puro capo o un puro leader, esistono solo infinite sfumature con tratti un po’ di quello e un po’ dell’altro. Ma il concetto di base non cambia.

Sei un narcisista o un leader carismatico

Narcisismo

“Era come un gallo che pensava che il sole sorgesse per ascoltarlo cantare.”

George Eliot

“Narciso, parole di burro”

Secondo alcuni dizionari, il narcisismo è il “culto innaturale o patologico della propria persona”. Per estensione, è un “atteggiamento che tende a esaurire la personalità nell’esclusiva considerazione ed esaltazione di se stesso”, che impossibilita chi ne è vittima di avere empatia verso gli altri. In pratica il narcisista non fa altro che esaltare se stesso, sminuendo gli altri, perché, fondamentalmente, non si ama. Non si piace, anzi molto spesso si odia proprio, ma se lo nasconde perché non riesce ad accettarlo, quindi usa l’esaltazione di sé come mezzo per non vedere la propria miseria.

Quando si sente attaccato, reagisce con senso di superiorità, arroganza e disprezzo, scaricando la responsabilità delle proprie azioni sugli altri. Dato che si sente inferiore e fortemente vulnerabile alle critiche, evita sempre il confronto. Sono persone competitive, che si eccitano di fronte alla possibilità di dimostrare al mondo di essere migliori degli altri. In definitiva, narcisista è colui che si disprezza così tanto da esaltarsi; che cerca l’ammirazione altrui per essere in pace con se stesso, dato che da solo è capace solo di autodistruggersi.

È facile immaginare quanto sia dannoso un leader narcisista. Eppure ne troviamo davvero tanti che ricoprono ruoli importanti all’interno di grosse aziende, ONG, cooperative, multinazionali, gruppi di preghiera, comunità religiose, ospedali, comunità scientifiche, associazioni culturali e via dicendo. Ma allora, se sono elementi patologici, distruttivi, dannosi, perché ricoprono ruoli manageriali e importanti, perché gli fanno gestire altre persone?

Tutto torna utile

In primis c’è da dire che i narcisisti si buttano anima e corpo per raggiungere posizioni di comando. Che siano lavorative, all’interno di un gruppo di volontariato o in una semplice cerchia di amici, cambia poco. Già questo li mette in prima linea rispetto ad altri che, magari, non hanno voglia di mettersi in mostra o di avere responsabilità. Il bello è che il narcisista non vede le responsabilità del ruolo che andrà a ricoprire, concepisce solo la “gloria” di essere al comando. Questo li rende scaltri e impavidi, incapaci di vedere le reali difficoltà e gli oneri di tale posizione.

Inoltre, chi li sceglie come capi, ha spesso bisogno di figure a sua volta facilmente manipolabili da loro e sufficientemente senza scrupoli per spremere i sottoposti. Ricordiamoci che si vive in un paese capitalista, dove la cosa più importante, è, ahimè, l’economia ovvero il capitale. Un’azienda, qualsiasi essa sia, ha come unico scopo di incrementare il fatturato, è proprio la legge economica che lo impone. Pur di ottenere ciò, deve essere disposta a fare di tutto o quasi. Avere elementi capaci di qualsiasi cosa pur di mantenere il loro ruolo di “prestigio”, è un’ottima arma da usare.

Ovviamente non tutti, per fortuna, ragionano così. Eppure succede anche in situazioni in cui non ci sono di mezzo leggi economiche, come comunità religiose e gruppi di volontariato, cooperative, società ufologiche e chi più ne ha più ne metta. Io stesso ho vissuto in una comunità religiosa per 7 anni e spesso, ma non sempre grazie al cielo, i responsabili erano dei narcisisti. La risposta che dava il Responsabile Generale era sempre la stessa: lascia fare alla Provvidenza. Nel frattempo gente è rimasta psicologicamente bruciata, sono piovute denunce di plagio, c’è stato un gravissimo caso di pedofilia e tutt’ora si parla di abuso di potere. Non credo proprio che la Provvidenza abbia voluto tutto ciò. Insomma, perché succedono queste cose?

Come spezzare il cerchio

Uscirne si può

Siamo tutti un po’ Narciso, chi più chi meno. Il problema è quando si soffre del disturbo narcisistico della personalità, ovvero di una patologia che va curata con l’aiuto di uno specialista. Il fatto è che NESSUN narcisista ammette e capisce di essere tale. Di solito vanno in terapia quando una parte importante della loro vita crolla ed entrano in crisi. Se tutto va bene. Se tutto va male, si autodistruggono trascinandosi dietro qualcun altro. Qual è allora il rimedio per difendersi dai narcisisti? Semplice, mandarli in crisi! Ahahahah no, sto scherzando. Il narcisista ha potere esclusivamente se siamo noi a darglielo. Giustamente potreste obiettare: “ma il mio capo a lavoro HA potere, non posso farci niente”.

Non è proprio vero, ci sono molti metodi per neutralizzare un narcisista. Innanzitutto bisogna capire che se esiste un narcisista in una posizione di potere, ha dei veri e propri seguaci, altrimenti lì non ci sarebbe. Fosse anche un gruppetto sparuto, ma un fan club lo ha. Da un lato se qualcuno si mette a nutrire l’ego di un narcisista, beh, c’è poco da fare, se lo merita tutto il narcisista nella sua vita. Non voglio suonare cattivo, ma è assolutamente inutile cercare di svegliare la vittima di un narcisista: se ne accorgerà lui/lei quando sarà pronto/a. Nessuno ha il potere di salvare nessuno.

Chi invece non fa parte di quella schiera e ci deve avere a che fare comunque tutti i giorni, può scegliere molte strade: combatterlo apertamente, fargli la guerra alle spalle, parlare con i superiori, lanciargli continue frecciatine, sfotterlo in pubblico, aizzare i propri compagni contro di lui. Tutti modi per alimentare l’io già spropositato del narcisista! Egli infatti non cerca altro che la guerra, avere nemici, perché ciò lo fa sentire importante, dà un senso alla sua battaglia quotidiana contro il mondo che tanto ce l’ha con lui.

Metodi efficaci

Una delle tecniche più efficaci è sicuramente il sminuire il tutto. E non sto dicendo di sminuire il narcisista, ma il suo ruolo, le cose che dice, la sua situazione. Farsi scivolare addosso le cose, quasi come se non l’avesse dette. Non c’è niente di peggio, per un narcisista, che sentirsi ignorato, perché lui segue il precetto “molti nemici, molto onore” e anche il detto “purché se ne parli, parlate pure male di me”. Ma se uno gli toglie il piedistallo e lo considera per quello che veramente vale, meno di zero, il narcisista perde tutta la sua forza e il suo potere. Si potrà obiettare che non si possono ignorare delle richieste o degli ordini con cui non siamo d’accordo, ma io ribadisco che c’è sempre un modo.

Sei un narcisista o un leader carismatico

Non è una questione di tecniche, di forza o di cattiveria: si tratta di tagliare il nutrimento dell’ego alla radice. Basta capire cosa alimenta il narcisista, cosa lo rende forte, pieno di sé, spavaldo e neutralizzarlo. Io la chiamo: tecnica dell’acqua. Il Tao Te Ching dice, a proposito dell’acqua, che non c’è niente di morbido e cedevole come l’acqua, eppure niente spacca meglio ciò che è duro e forte. Così noi: essere morbidi, mobili, far credere che l’altro abbia il coltello dalla parte del manico perché, anche se affonda il coltello, nulla può la sua lama contro l’acqua, e nel frattempo, goccia dopo goccia, sfondare quella roccia così friabile, già crepata al suo interno da anni di autodistruzione. Non è una tecnica, è una filosofia di vita. Ognuno deve trovare le sue modalità, ma una volta fatto, nessun narcisista potrà più rovinarvi la vita.

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