I numeri sono, forse, la più importante “invenzione” dell’umanità: ci hanno permesso un progresso impensabile, ma al contempo ci schiavizzano in una maniera subdola. Come diventare liberi di usare i numeri senza essere usati da loro.
“Non tutto ciò che può essere contato conta e non tutto ciò che conta può essere contato.”
Albert Einstein
Sebbene questo argomento possa suonare strano alle orecchie di molti, in realtà ci tocca molto da vicino, a tutti noi. I numeri sono ovunque nella nostra vita e li usiamo costantemente, la maggior parte delle volte in modo totalmente automatico. Basti pensare ai numeri di telefono, password, pin vari, soldi ma anche a quando facciamo la spesa: prezzi, pesi, quantità, taglie. Quando ci muoviamo: chilometri, tempo di percorrenza, velocità. In molti lavori: misure, altezze, lunghezze, distanze. Tutto gira intorno ai numeri, essi determinano enormemente la nostra vita. Avere 1000€ o 1000000€ nel conto bancario fa una differenza notevole. Ma dove si annida realmente il loro potere di renderci schiavi? Ovviamente i numeri in sé non hanno nessun potere, siamo noi che glielo diamo. E questo risiede soprattutto nella nostra mania di calcolo.

La tentazione di calcolare ogni aspetto della vita
I calcoli semplificano l’esistenza
Conoscendo l’altezza e la base del triangolo, calcola l’area. Quante volte ci siamo imbattuti in problemi del genere a scuola? Siamo partiti con problematiche semplici per poi passare a casi sempre più difficili e complicati. Fino ad arrivare a fare calcoli sui comportamenti sociali, sui movimenti economici, sulle tendenze di mercato. Inizialmente ci siamo trovati a misurare la materia e siamo finiti con il calcolare la condotta umana, gli eventi naturali, i movimenti degli astri, i fenomeni finanziari, i tipi psicologici. Hanno inventato tabelle per classificare le diverse tipologie di persone, basti pensare all’enneagramma di Gurdjieff o alle 16 personalità di Jung. Qualcuno potrebbe dire: io non vedo niente di male in tutto questo. Si tratta di un mezzo per semplificare la vita, sapendo benissimo che la mappa non è il territorio e che la realtà mantiene la sua unicità e irriducibilità.
Ma entriamo nel dettaglio della questione.
I numeri nel mondo occidentale
Oggigiorno, nel mondo occidentale (ma ormai anche in tutto il mondo occidentalizzato), i calcoli vengono usati in maniera massiccia, soprattutto in ambito lavorativo. Praticamente in quasi tutti i lavori c’è un computer o un calcolatore di sorta. Considerando che, in media, si lavora ALMENO 40 ore settimanali e che questo presenta un quarto del tempo della nostra vita (un terzo viene occupato dal sonno), si tratta di un aspetto determinante per l’esistenza di un essere umano. Dall’avvento del capitalismo e del consumismo in poi, i numeri servono principalmente per trovare il modo grazie al quale si ottiene il massimo profitto in meno tempo possibile. Questo approccio ha portato a evidenti problemi che in questo articolo saranno appena accennati: uso distruttivo dell’ambiente circostante, sfruttamento della forza lavoro, totale sottomissione dei diritti umani all’andamento del mercato. Praticamente i numeri vengono usati per spremere il più possibile i frutti della terra e le energie umane per generare capitale, a discapito delle ripercussioni a lungo termine. Non c’è una progettualità che tiene conto del futuro prossimo, si guarda solo al profitto immediato. Come influenza questo approccio la vita quotidiana dell’uomo occidentale?
La mania del calcolo nel cercare l’amore
Ora, proviamo un attimo a proiettare questa filosofia capitalista alla vita di tutti i giorni. Mettiamo che io sia un uomo single sui trenta con il desiderio di avere una vita di coppia. Cosa faccio: la mattina mi sveglio e penso a un modo per conoscere una donna (o un uomo, a seconda del mio orientamento) con cui instaurare una relazione. Faccio una ricerca di “mercato” per capire quali sono i luoghi dove incontrare trentenni, quali sono i mezzi migliori e più efficaci e le modalità di approccio più adeguate. Mi leggo manuali scritti da “esperti” nel settore, partecipo a “workshop” per affinare le mie tecniche e mi iscrivo a canali su Youtube sull’argomento. Scarico app dedite agli incontri, mi iscrivo a piattaforme di dating, sfrutto i social media al massimo.
Poi passo all’azione frequentando i locali che ho trovato tramite le mia ricerca, scrivendo una scheda dettagliata dei pro e dei contro di ogni locale, facendo la revisione di ogni aspetto. Li frequento il venerdì, il sabato, noto le differenze e le appunto. Lo stesso lavoro lo faccio per le app, le piattaforme, i social. Insomma, un vero e proprio business plan applicato al dating. Quando finalmente trovo una o più persone che mi piacciono, inizio a frequentarle e creo un fascicolo il più completo possibile di ogni ragazza: la famiglia di provenienza, età, aspettative di vita, stato di salute, esami del sangue, test del DNA, lavoro, salario, risparmi, possedimenti, connessioni con personaggi importanti, amicizie, influenza sui social e via dicendo. Quando i fascicoli sono un numero considerevole, faccio uno studio dei pro e dei contro di ogni ragazza (o ragazzo) e infine scelgo la migliore, rispetto a dei parametri che mi ero già prefissato precedentemente.
Come è l’amore nella realtà
A tutti è capitato di conoscere almeno una persona che agisce in questo modo per cercare un partner. Innanzitutto il vero e proprio desiderio di una vita di coppia (e successivamente quello di una famiglia) nasce quando ci innamoriamo spontaneamente di qualcuno.
La semplice aspirazione a condividere la vita con un’ipotetica persona che vive solo nella propria mente, non è altro che il bisogno di affrancarsi dalla solitudine, la proiezione di qualcosa di più profondo e complesso.
Non ci sono calcoli in amore, non c’è nessuna strategia, nessuna tecnica. Ci sono tattiche per “rimorchiare” uomini o donne, per avere successo nel flirting: ma non per l’amore. Se iniziamo una relazione di coppia, seria, grazie a delle tecniche beh, non si può certo parlare di amore. L’amore accade, ci casca addosso quasi per caso, quando meno ce lo aspettiamo. Basta chiedere a due persone innamorate come si sono conosciute e quasi nessuno vi dirà “tramite agenzia matrimoniale”. La maggior parte racconterà di “incredibili casualità”, di “situazioni imprevedibili” e “fenomeni inaspettati”. Parlo di semplici eventi, niente da film di Hollywood, ma comunque di casi fuori da ogni possibile calcolo. Sono accaduti e basta. Ma non siamo qua per parlare d’amore, torniamo al tema centrale.
I calcolatori umani
Ho volutamente scelto l’esempio della relazione di coppia, dell’amore, proprio per la sua totale lontananza con il metodo calcolatore. Ho voluto associare due estremi per rendere ancor più evidente lo “stridio” che si genera quando un metodo, utile in un settore, viene utilizzato in un altro. Per quanto possa sembrare folle usare costantemente i calcoli in ogni aspetto della vita, lo facciamo più di quanto pensiamo. Ci sono persone che, addirittura, non fanno niente, neanche sbucciare una patata, senza aver “calcolato” prima se gli conviene o meno. A tutti è capitato di conoscere individui che hanno uno spiccato opportunismo. Esseri che non muovono un dito se non c’è un qualche tipo di guadagno, non necessariamente monetario. Gente che la spontaneità l’ha buttata nel cesso tirando lo sciacquone e misura ogni parola che dice, a seconda del contesto e delle persone con cui si trova. Automi che non sanno più neanche loro cosa veramente amano e cosa no, perché ormai si identificano col calcolo.
Ad esempio: siamo un gruppo di amici, il calcolatore di turno sa che ti piace la musica metal e ti butta una frase là sugli Iron Maiden totalmente decontestualizzata, solo per compiacerti. Ti vuol tenere buono perché è bene avere rapporti benevoli con tutti, che non si sa mai, un giorno potresti tornare utile. Persone così hanno perso qualsiasi sapore, non sanno più di niente, sono piatte. Tutta la loro vita si basa sul calcolo: compro quei vestiti là perché ora vanno di moda e mi identificano con un genere di persona con cui voglio avere a che fare. Mi candido per quel lavoro che mi darà soldi e sarò ben visto, non ha importanza se mi piace o meno. Dico quella battuta così quella ragazza che mi piace, ma soprattutto che è considerata carina, simpatica e ha un buon lavoro, sarà compiaciuta di me. Gente che ha totalmente venduto se stessa per un piatto di lenticchie.

Il censimento di Davide
Sebbene io non sia una persona religiosa, c’è un passo della Bibbia che mi ha sempre fatto pensare. Si tratta di 2 Sam 24. Praticamente il Re Davide decide (istigato da Dio) a fare un censimento del suo popolo, per sapere il numero degli abitanti ma soprattutto dei combattenti (ovvero quanti giovani maschi in salute da mandare in guerra). Appena il censimento è compiuto, Davide stesso di rende conto di aver fatto una cosa orribile e chiede il perdono di Dio, che ovviamente lo punisce prima di perdonarlo. In tutto questo non viene spiegato mai quale sia stato il peccato di Davide. Viene lasciato alla libera interpretazione.
Dopo averci lungamente riflettuto sono arrivato alla mia conclusione: è stato un peccato di calcolo. Bramare di conoscere il numero dei propri sudditi, etichettarli secondo le loro mansioni, la loro utilità, speculare su quanti possono essere mandati a morire in guerra. In definitiva: trattare degli esseri umani come oggetti, come possedimenti. Parimenti si comporta il calcolatore seriale: ogni persona, evento, situazione, animale, pianta, insomma tutto ciò che lo circonda non è altro che un potenziale da sfruttare a proprio piacimento. Si tratta di un approccio alla vita che non può far altro che rivolgersi contro di noi perché come trattiamo, veniamo trattati. E soprattutto perché concentriamo la nostra energia, attenzione e volontà per tutto ciò che è impermanente, caduco, dimenticandoci la nostra essenza, che è l’unica cosa che esiste, che è vera.
Diventare consapevoli della tentazione dei numeri
Siamo tutti calcolatori, ma possiamo “guarire”
A causa dell’educazione ricevuta e della società occidentale in cui viviamo, siamo tutti spinti a trattare la realtà con fare calcolatorio. Magari non siamo patologici come i calcolatori umani di cui sopra, ma ci capita comunque di farci prendere dalla mania del calcolo di determinate situazioni. Ci sono persone che contano quanti paesi hanno visitato e quanti gliene mancano (per raggiungere cosa?). Si può leggere sui social slogan del tipo: #30before30 o #40before40. Altri contano il numero delle ragazze (o dei ragazzi) che si sono portati a letto. Un sacco di gente conta il numero dei like sui social network…
Ripeto: non c’è niente di sbagliato nei numeri e nei calcoli! L’uso che se ne fa determina la loro “moralità”. Per questo ci tengo a dire che non è che dobbiamo smettere di fare calcoli in assoluto e vivere solo di Provvidenza, alla giornata. L’equilibrio fra gli estremi è ciò che più di auspicabile possiamo desiderare. C’è chi dice che si dovrebbe relegare il calcolo solo alle cose materiali mentre quelle “spirituali” o legate a degli ideali dovrebbero esserne prive. Personalmente non sono d’accordo: ogni situazione necessita di un mix di ambedue gli aspetti. A volte anche l’amore ha bisogno di calcolo, in momenti particolari della nostra vita.
Come due ali che ci permettono di volare
Dato che non c’è una formula vincente, l’ideale è quella di mantenersi “vigili”, sempre consapevoli di quanto il calcolo sta influenzando la nostra scelta, il nostro approccio a quella situazione concreta. Cerchiamo di evitare di diventarne vittime, farci sopraffare e permettere a esso di dominare la nostra volontà.
Ogni tanto, fermiamoci e chiediamoci: cosa sta veramente muovendo le mie azioni? Sto seguendo la mia voce interiore, la natura della mia essenza? O sto permettendo alla mia bramosia di potere di usare gli altri come pedine? Sto pretendendo, forse, di volare con un’ala sola, o mi apro alla possibilità che la vita è fatta anche di imprevisti e che i miei progetti possono cambiare?
Come l’aquila, per raggiungere le impervie altezze del cielo, ha bisogno di due ali sane, perfettamente coordinate e in equilibrio, così il nostro Sé superiore ha bisogno di calcolo e istinto per realizzare i suoi sogni più elevati.
Metodi efficaci
Dato che non è facile capire dall’esterno se una persona è un calcolatore, servono degli “occhi” molto allenati, l’ideale è riuscire a capirlo da soli. Certo, il confronto con l’altro è sempre un ottimo specchio, che sia un amico, uno psicologo o un life coach, ma in ogni caso solo noi possiamo veramente capire se ciò che muove le nostre azioni è una maschera o la nostra natura profonda. Alcune tecniche utili sono domande del tipo:
- se nessuno mi vedesse e lo venisse a sapere, lo farei lo stesso?
- se avessi tutti i soldi del mondo, prenderei la stessa decisione?
- se ci fossero altre possibilità concrete, continuerei per la mia strada?
Queste semplici domande, che richiedono una risposta onesta e sincera, possono aprirci gli occhi su cosa veramente sta muovendo le nostre scelte e le nostre azioni. Forse scopriremo che è il calcolo che ci spinge ma al tempo stesso non vediamo altre possibilità, e magari va bene così. L’importante è essere consapevoli di cosa sta accadendo dentro di noi e di scegliere con cognizione di causa (e delle conseguenze).