Continuo del precedente articolo sulle stranezze e le curiosità del Giappone
Il Giappone “strano”
“I giapponesi non dormono, non schiacciano pisolini: fanno inemuri. Questa pratica diffusa consiste nell’addormentarsi in pubblico: nel bel mezzo di una conferenza, ad esempio, o a scuola o sui mezzi pubblici. Nessuno sembra farci troppo caso: il Giappone è uno dei Paesi in cui si dorme meno al mondo a causa dei ritmi di lavoro incalzanti e dormire in pubblico è quasi un segno d’onore, la prova che si è esausti per aver lavorato tanto e che ci si merita un premio”
Ilaria Betti
Orari
In Giappone hanno un modo tutto particolare per scrivere gli orari dei negozi, soprattutto bar e locali che stanno aperti fino a tardi. Invece di scrivere che chiudono alle 1 o alle 2 di notte, scrivono 25 o 26 rispettivamente. A noi fa sorridere, perché sembra che per loro ci siano giornate con più di 24 ore (e considerando quante cose fanno in una giornata, potrebbe davvero essere plausibile!). Un chiaro esempio è quello della copertina di questo articolo.

Yakuza
Tutti conosciamo la Yakuza come mafia giapponese: vuoi per i film, per i manga, gli anime o i tatuaggi. Pochi, però, sanno cosa realmente fa. Viene considerata la mafia più ricca del mondo. Ebbene, parlando con i giapponesi è venuto fuori che TUTTI i negozi nelle principali zone di commercio (alle stazioni e dintorni, centri commerciali, mercati, etc) pagano il pizzo alla Yakuza. Da loro viene chiamato: mikajimeryo, ovvero pagare per ricevere protezione. Solo i negozi più isolati, lontani dal grande afflusso di gente sono ignorati dalla mafia locale. Sono cose che tutti i giapponesi sanno, soprattutto i maschi, ma che nonostante ciò accettano senza grossi problemi. Siccome esiste da molti anni fa parte della “tradizione”. Nessuno se ne lamenta e tutti vanno d’accordo.
Non molti anni fa hanno reso illegale lo scambio di denaro in cambio di protezione, allora il membro della Yakuza in questione e il proprietario del locale si trovano in un caffè dove avviene lo scambio dei soldi. In Giappone si paga quasi ovunque in contanti, così è facile che di questi soldi non ci sia traccia. Chi si oppone al pagamento del pizzo va incontro a situazioni tipo: la Yakuza intimida i clienti a entrare nel negozio “ribelle”, rovinandogli la piazza; si passa alle violenze fisiche verso il proprietario; nei casi più rari si brucia il negozio. Almeno da noi la mafia agisce principalmente in zone concentrate e si ha una forte tendenza a ribellarsi oggi giorno, eppure la nostra è diventata più famosa mentre quella giapponese, zitta zitta, ha le mani in pasta ovunque in tutto il paese. La Yakuza, inoltre, gestisce il principale giro di prostituzione intorno ai Soap Land. I nomi più famosi di famiglie mafiose giapponesi sono: Yamaguchi Gumi (Kobe), Inagawakai (Tokyo, Roppongi) e Sumiyoshi Kai (Akasaka, Tokyo).
Soap Land e prostituzione
Sebbene la prostituzione in giappone sia illegale, è facile usufruirne sotto varie forme. La più famosa è quella dei Soap Land (o Sopu Lando, come dicono loro). Fino a 35 anni fa venivano chiamati bagni turchi, anche se si trattava di luoghi dove poter usufruire della prostituzione. Per questo, il governo turco ha spinto quello giapponese a cambiargli nome, per evitare questa associazione ignominiosa. Ecco trovato il nome Soap Land, ovvero Terra del Sapone. Infatti in questi centri si va per farsi lavare, letteralmente. Poi che ci scappi il sesso, viene considerata una cosa extra che non ha nulla a che vedere col pagamento per un lavaggio. Praticamente giovani ragazze (massimo 25enni) di bell’aspetto sono pronte a lavare qualsiasi tipo di maschio, di ogni età, sotto il pagamento di una grossa cifra di denaro (sono infatti abbastanza cari i Soap Land).
Ora, questi centri di prostituzione sono ovviamente gestiti dalla Yakuza e ne fanno utilizzo anche coloro che lavorano per il governo giapponese. Quindi tutti sanno cosa succede al loro interno, ma fanno finta di non vedere. C’è la tradizione, fra l’altro, che quando un cliente importante viene in visita di lavoro, venga ospitato in un albergo di lusso e scortato in uno di questi Soap Land. Che sia un cliente giapponese o straniero, fa poca differenza. Tra l’altro in Cina, dove hanno anche loro questa tradizione di offrire le prostitute ai clienti importanti ma dove il governo sta cercando di bloccare questa usanza, quando sanno che hanno a che fare con i giapponesi li portano in automatico a prostitute, senza neanche chiedergli se le vogliono o meno. Cosa che non succede con clienti europei, ad esempio.
Nomi italiani
Il Giappone ha da sempre subito il fascino del Bel Paese. Una delle cose che piace molto è la nostra lingua, anche perché per loro è facile da pronunciare (il giapponese come l’italiano si leggono come si scrivono). Da bravi giapponesi, però, amano essere creativi e reintepretare i suoni italiani in una chiave tutta personalizzata. È, quindi, molto facile trovare ristoranti, bar, café e negozi in generale con nomi italiani o italofoni. Ovvero parole che sembrano italiane, suonano italiane, ma in realtà non significano niente. Inoltre, non mettono mai l’articolo, perché in giapponese non esiste. Oppure usano parole e frasi esistenti ma in un modo che noi non useremmo mai, soprattutto per chiamare un’attività commerciale. Ecco dei simpatici esempi.
Affinità e gruppo sanguigno
Mentre in Europa ci affidiamo all’oroscopo per sapere l’affinità (che sia di coppia, di amicizia o lavorativa), o ai tarocchi (i più arditi si buttano su oroscopo cinese, numerologia, enneagramma, etc.), in Giappone usano il gruppo sanguigno. Sin da quando i gruppi sanguigni sono stati scoperti da Karl Landsteiner, il Giappone ha investito molto in ricerche per provare a determinare la personalità di ogni gruppo, tanto da commissionare uno studio al professor Takeji Furukawa per il reclutamento dei militari. Si parla degli anni ‘20-30. Nonostante le smentite scientifiche, negli anni ‘70 Masahiko Nomi pubblicò un libro, fortemente criticato dagli psicologi, sul gruppo sanguigno e la personalità, tanto che tutt’oggi esistono oroscopi giornalieri basati sul gruppo sanguigno, vengono calcolate le affinità amorose e lavorative e addirittura si arriva ai consigli dietetici. Come da noi, quando si conosce una persona interessante, si chiede il segno zodiacale, così i giapponesi chiedono il gruppo sanguigno.
Sì o No?
Una caratteristica peculiare della lingua giapponese è l’uso del no e del sì, che è diverso da come lo usiamo noi. Vi faccio un esempio: se un vostro amico vi dice una cosa tipo “Guarda che domani lei non viene” e voi rispondete “Ah, quindi lei non viene?” per essere sicuri di aver capito bene, il vostro amico replicherà con un “no”. Ovvero “no, non viene”. Un giapponese, che parli la sua lingua o un’altra (perché tendono a tradurre letteralmente) vi risponderà invece con un “sì”. Ma vuol dire che lei non viene! Praticamente il suo “sì” è per dire: “sì, domani lei non viene”. Come a dire: “hai capito bene”.
Questo crea spesso confusione quando uno straniero parla con un giapponese in un’altra lingua, tipo l’inglese, soprattutto se l’interlocutore non conosce bene l’inglese, perché tenderà a tradurre in maniera letterale dal giapponese. Domande tipo: “Questo non è compreso nel prezzo?” ricevono spesso una risposta affermativa, ma in realtà vogliono dire no! Perché l’affermazione riguarda il non è essere compreso nel prezzo. Insomma, un gran casino! Conviene sempre indagare a fondo e provare a formulare la domanda in modo diverso per essere sicuri di aver capito.
Senzatetto
Nonostante il tasso di disoccupazione molto basso, non manca il fenomeno dei senzatetto, soprattutto nelle grandi città come Tokyo. Purtroppo sono abbastanza diffusi e si possono incontrare in molte zone della grande metropoli. Sono emarginati dalla frenetica società giapponese e si tratta principalmente di persone sole e abbandonate, spesso di una certa età. Sul fenomeno dei senzatetto Satoshi Kon ha scritto e diretto un anime meraviglioso che merita senz’altro di essere visto, dall’ironico nome di Tokyo Godfathers, che sottolinea il contrasto fra la vita povera e senza importanza sociale con la figura di potere che ha un Padrino mafioso. Un film tutt’altro che moralista o pesante, anzi molto divertente ma non per questo superficiale.

Patriarcato e vita di coppia
Nonostante l’apertura all’occidente, la rivoluzione culturale universitaria degli anni ‘60, il progresso scientifico e tecnologico, il Giappone rimane ancora molto arretrato per quanto riguarda le pari opportunità e l’omosessualità. La donna ha ancora un ruolo minoritario nella società e spesso, quando si sposa, viene spinta a lasciare il lavoro per occuparsi della casa e dei figli, rinunciando alla propria carriera e realizzazione lavorativa. Sono comuni, purtroppo, episodi di violenza domestica che non sono denunciati né la donna si azzarda a lasciare il marito. Vengono accettati e taciuti come parte della cultura. Le donne hanno più difficoltà a trovare certi tipi di lavori e a ricevere un salario pari a quello di un uomo con lo stesso ruolo e livello.
Non è un caso che sia famoso il fenomeno chiamato “Narita Divorce”. Narita è l’aeroporto internazionale di Tokyo. Praticamente molte coppie divorziano subito dopo il viaggio di nozze, al rientro in Giappone (all’aeroporto, appunto), soprattutto quando la donna giapponese si è resa conto di come vengono trattate le donne nei paesi occidentali. Non è un caso anche che molte ragazze giapponesi preferiscano frequentare uomini occidentali. Inoltre, il Giappone è il più alto tasso di divorzio dopo la pensione. Questo accade perché due si sposano, si dedicano interamente al lavoro (se lei non lavora si dedica alla famiglia), non si vedono praticamente mai e quando finalmente hanno tempo da dedicarsi, scoprono che non si sopportano e si lasciano.
Biciclette
In Giappone si vedono un sacco di biciclette, soprattutto a Tokyo. Per questo, ogni bicicletta ha una targa identificativa associata a un proprietario. Così rubarle diventa molto più difficile, ma prendere multe più facile. Infatti in Giappone, almeno a Tokyo e nelle grandi città, si possono parcheggiare le bici solo in determinate zone che sono, ovviamente, a pagamento. Ebbene sì, anche le bici devono pagare il parcheggio! Sebbene questo ci faccia sorridere (e girare le scatole), queste sono le regole e i giapponesi fanno sì che siano rispettate (a un mio amico è stata portata via la bici perché l’aveva lasciata troppo a lungo in un parcheggio).

Omofobia
Il Giappone non è famoso per essere un paese gay friendly, anche se non ci sono episodi di violenza o sessismo espliciti nel Sol Levante. L’omosessualità non è ben vista in generale e di solito si evita di parlarne. Fanno eccezione alcuni piccoli nuclei “ribelli”, come in uno dei quartieri di Tokyo chiamato Golden Gai, dove si trovano diversi gay bar in cui lo staff è formato da gay o transgender (di solito di altri paesi dell’Asia). In alcuni distretti di Tokyo è addirittura possibile sposarsi fra persone dello stesso sesso (solo fra uomini per adesso), ma nel resto del paese è assolutamente proibito. Nonostante questo, il Giappone rimane il paese asiatico che più tutela e rispetta i gay (il che è tutto dire…)
Se vi siete persi la prima parte dell’articolo, eccola qua!
Qua invece i miei articoli su Tokyo e i suoi abitanti.
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