La Thailandia è conosciuta come la terra dei sorrisi. I suoi abitanti, infatti, non perdono occasione per sorridere quando si incrocia il loro sguardo per strada, non importa se ci vedono per la prima volta. Non solo, i thailandesi sono di carattere gioviale e scherzoso ed è facile sentirli ridere per le strade, nei negozi, al mercato, nelle loro case. Ma non tutto è oro quel che luccica. La Thailandia ha molti lati oscuri che sembrano venire ignorati dal governo. Sebbene fra i paesi del sud est asiatico sia quello che se la passa meglio a livello economico (ha il PIL più alto dopo l’Indonesia), la maggior parte dei suoi abitanti non riesce a vivere decentemente con un solo lavoro. Ciò, e altri fattori storico-culturali, hanno spinto molte delle donne thailandesi a prostituirsi per mantenere la famiglia. Infatti, la maggior parte di loro è divorziata con i figli a carico, senza che l’ex marito si preoccupi minimamente di dar loro una mano anche dal punto di vista economico.
Sono stato in Thailandia quattro volte, l’ho girata dal nord al sud, ci ho studiato il massaggio thailandese e, quando è scoppiata la pandemia del coronavirus, ero a Koh Samui e mi ci sono fermato per quattro mesi, visitando anche Koh Phangan, Koh Tao e altre città del sud della Thailandia. Soprattutto durante questo lungo soggiorno, grazie alla scarsa presenza di turisti e stranieri in generale, sono riuscito a entrare in contatto in maniera approfondita con la vita dei thailandesi, soprattutto donne. Sono molte, infatti, le ragazze che vivono a Koh Samui e lavorano nei Go Go Bar e nei centri massaggi, prostituendosi. Durante la pandemia, il drastico calo dei clienti ha fatto sì che queste lavoratrici cadessero in una brutta crisi economica, e al tempo stesso mi ha dato la possibilità di avvicinarle e conoscerle sotto un aspetto umano e di farmi raccontare la loro vita personale.
L’industria sessuale in Thailandia
“Poche cose sono certe e continuative nella storia dell’umanità come l’andare a puttane.”
Giampiero Mughini

Prostituzione
Viene definito il mestiere più antico del mondo e in effetti le sue origini si perdono nella notte dei tempi. Già nel XVIII secolo BCE nel regno di Babilonia si ritrovano leggi per tutelare i diritti delle donne, tra cui le prostitute. La più conosciuta forma di prostituzione nell’antichità era quella sacra, riportata nella Bibbia e da autori come Erodoto e Tucidide. Anche in Asia era praticata, soprattutto in India con le figure delle cortigiane sacre, donne che si prendevano cura del tempio e offrivano servizi sessuali ai tantrika, ovvero i praticanti del tantra.
Non è questa la sede per fare una disquisizione sulla storia della prostituzione, basti solo sapere che esiste da quando è nata la civiltà umana. Personalmente sono a favore della prostituzione, quando essa è volontaria e libera. Assolutamente contro lo sfruttamento, il traffico degli esseri umani e peggio ancora la prostituzione minorile o la pedofilia. Proprio per questo, mi limiterò a parlare dell’industria sessuale riguardo agli adulti.
Femminismo
Ho avuto spesso molte discussioni, a causa delle mie idee, con diverse persone, spesso femministe ma anche vari uomini. Molta gente crede che la prostituzione, così come la pornografia, sia un abominio da estirpare. A sentire loro, non esiste una prostituzione (e una pornografia) veramente volontaria: tutte le prostitute sono spinte a farlo, vuoi da un essere umano, vuoi dalle circostanze (povertà soprattutto) e che nessuna donna al mondo sceglierebbe mai di essere una prostituta.
Ovviamente questi sono punti di vista rispettabili, ma che cozzano contro la realtà dei fatti. Di solito chi fa queste affermazioni viene da un’educazione rigidamente moralista, di stampo religioso o meno, e non ha mai veramente conosciuto il mondo della prostituzione da dentro, non ha mai parlato con delle prostitute. Al massimo hanno fatto beneficenza o volontariato in qualche associazione o centro per il recupero delle ex prostitute in cui ci sono solo i casi di sfruttamento e non certo chi lo fa volontariamente.
Storia della prostituzione in Thailandia
In Thailandia, come in tantissimi altri paesi, esistono svariate forme di prostituzione. Ma quando e come nasce l’industria del sesso nel Paese dei Sorrisi? Esistono svariate documentazioni risalenti al XV secolo da parte del viaggiatore cinese Ma Huan e del XVII secolo da parte di esploratori europei riguardo alla prostituzione in Thailandia (anche se era sicuramente presente anche prima). Quando Rama V abolì la schiavitù nel 1905, molte donne si ritrovarono libere ma povere e senza lavoro. Per sopravvivere, si dedicarono alla prostituzione. In quel periodo molti cinesi andavano in Thailandia per lavorare nell’edilizia e richiedevano prestazioni sessuali. Nel 1908 il re rese legale la prostituzione e aiutò le lavoratrici a ricevere assistenza medica. Negli anni seguenti altre leggi uscirono, sia a tutela della salute e della prevenzione dalle malattie per le prostitute, sia per cercare di fermare il fenomeno rendendola illegale.
Con l’occupazione giapponese (durante la Seconda Guerra Mondiale) e con l’uso da parte dei militari americani della Thailandia come un paese “ricreativo” durante la Guerra del Vietnam (1955-75) il fenomeno si esacerba. Soltanto nel 1960, sotto le pressioni dell’ONU (che ha spinto praticamente tutto il mondo a dichiarare la prostituzione illegale), il governo promulgò la legge che la proibì e che ancora la condanna. Allo stesso tempo, però viene ampiamente tollerata e addirittura regolamentata. Infatti, in Thailandia, le prostitute sono considerate parte integrante del tessuto sociale della popolazione. È del tutto normale frequentare prostitute prima, durante e dopo il matrimonio. Esse non vengono mai condannate moralmente e anzi, c’è una forte simpatia verso le categorie oppresse. Lavorare nell’industria sessuale è considerato un lavoro del tutto normale in Thailandia.
Cultura e società
Proprio per questa visione della prostituzione, sono molte le famiglie povere che vivono nelle campagne che mandano le figlie in città come Bangkok, Phuket, Pattaya o Koh Samui per guadagnare facendo sesso a pagamento e spedire i soldi alla famiglia. Tutte le ragazze con cui ho parlato, indipendentemente dall’età (sotto i trenta o sopra), hanno i genitori che sanno che lavorano nell’industria sessuale, siano esse girls bar o che lavorino nei centri massaggio che forniscono prestazioni sessuali. La maggior parte di loro vengono dal nord della Thailandia, zona di Isan, Surin, Udon Thani, Buriram. Sono tutte regioni non interessate dal turismo e dove, quindi, trovare lavoro non è facile.
Tipologie di prostitute in Thailandia
“Penso a delusioni, a grandi imprese, a una thailandese”
Lucia Dalla: Disperato, Erotico, Stomp
Soapy massage
Chiamato in thailandese con il termine Ab Ob Nuat, che vuol dire, appunto, “fare bagno e massaggio”. Si tratta di centri, del tutto simili ai Soapland giapponesi, molto diffusi a Bangkok, in cui il cliente viene interamente lavato da una avvenente ragazza all’interno di una vasca; si procede poi al massaggio completamente nudi per finire a espliciti atti sessuali. Quando si entra in questi centri, ci si trova inizialmente in una hall dove ci sono svariate ragazze in abiti succinti, che di solito indossano un numero, una lettera o qualcosa di identificativo, che possono essere thai o di altre nazionalità (quasi sempre asiatiche). Ogni ragazza o categoria di ragazze (come vengono decise queste categorie, dipende dal singolo centro) ha un prezzo diverso e di solito non si riesce a contrattare. Una volta scelta la ragazza, si procede col servizio. Alla fine di questo, viene sempre richiesta una mancia.

Karaoke Bar
Sono dei karaoke in stile giapponese, ovvero con stanze private, in cui le ragazze, sempre avvenenti e sempre in abiti succinti, si dedicano al canto ma più espressamente a soddisfare le voglie sessuali del cliente. Sono di solito in grandi città come Bangkok e io personalmente non ne ho mai visto uno né ho mai incontrato qualcuna che ci lavorasse, quindi non conosco i dettagli. Ne ho visti a Singapore ma se ho capito bene in questa città non c’è un vero e proprio servizio sessuale, bensì ragazze che si strusciano e cantano mentre i clienti ordinano da bere per loro e le ragazze a cifre esorbitanti.

Go Go Bar
Sono, insieme ai centri massagi, la forma più diffusa di prostituzione. Si tratta di nightclub dove le ragazze fanno le cubiste, ballando sui cubi o sui tavoli, oppure le hostess, intrattenitrici che si fanno offrire da bere dai clienti. Le ragazze, infatti, ricevono una percentuale per ogni bevuta che viene loro offerta. Inoltre, se il cliente è interessato ad avere un rapporto sessuale E ANCHE LA RAGAZZA È D’ACCORDO, questi paga il bar porta la ragazza in hotel dopo aver concordato il prezzo. Praticamente fra bevute offerte, “tassa” da pagare al bar per portarsi via la ragazza e prezzo per la prestazione sessuale le cifre non sono poi così basse. Ma la ragazza sta col cliente tutta la notte, di solito.

Centri massaggio
Si tratta di luoghi, molto spesso piccoli, fatiscenti e sporchi, in cui le ragazze adescano i clienti offrendogli vari tipi di massaggio, che finiscono sempre in una prestazione sessuale (che differisce nel prezzo) che può essere masturbazione, sesso orale o sesso completo. Di solito in un’ora fanno entrare sia il massaggio che il servizio sessuale e il prezzo di listino non è mai quello per il sesso, che è almeno 3 volte tanto, se non di più, il costo di un’ora di massaggio.

Altre forme di prostituzione
Ovviamente non mancano le prostitute per strada, che di solito sono quelle che costano meno, ma anche quelle meno attraenti, pulite e sane. Ci sono inoltre le freelance, ovvero ragazze che lavorano come prostitute in proprio, non appoggiandosi a nessun centro massaggio o bar. Cercano clienti sulle dating app come Tinder o Badoo, o frequentano bar che permettono alle freelance di cercarsi i clienti. Possono essere prostitute a tempo pieno ma più facilmente donne che hanno un lavoro e per arrotondare si prostituiscono. Vengono chiamate strumpets.
Ladyboy
Si tratta di transessuali, uomini che hanno iniziato il passaggio per diventare donna. Sono diffusissimi in thailandia e, siccome molti di questi iniziano a prendere ormoni femminili si dall’età di 8-10 anni, sono spesso più belli di molte donne. Alcune non si fanno neanche la mastoplastica, grazie agli ormoni che hanno fatto crescere loro un seno grande a sufficienza.
La stragrande maggioranza mantiene il proprio organo sessuale maschile, per svariati motivi: innanzitutto l’operazione per togliersi il pene e farsi fare una vagina è estremamente costosa; non si può fare prima dei 25 anni, in quanto il corpo deve essere completamente sviluppato; infine, il buco che si forma, che non è certo elastico come la vagina, non può essere più grande della circonferenza del pene. Avendo i thailandesi dei peni tendenzialmente piccoli, le vagine che possono avere diventano spesso inutilizzabili perché troppo strette. Nonostante questo, sono moltissimi i ladyboy che si prostituiscono nei bar, nei centri massaggio, come freelance. A riguardo di questa categoria, scriverò presto un articolo.
Prostituzione gay
Sebbene molto meno diffusa di quella etero, non sono pochi i gay, non transessuali, che si prostituiscono in appositi gay bar o su dedicate applicazioni di incontri. Ultimamente sta nascendo il fenomeno delle prostitute lesbiche thailandesi, chiamate tomboy, che attraggono molto quelle del nord Europa e degli USA.
Esperienze dirette
“Ricordo bene il mio primo rapporto sessuale. Ho ancora la fattura.”
Groucho Mark

Interviste
Avendo molto tempo a disposizione, sono molte le ragazze che ho letteralmente intervistato riguardo alla loro vita come prostitute. Per motivi di privacy, ovviamente, non faccio nomi. I malpensanti di voi rideranno, convinti che dietro il mio “intervistare” ci sia ben altro. Ricordo che la prostituzione in Thailandia è ancora illegale e non vado certo a mettermi in pericolo infrangendo la legge in un paese straniero dove il carcere è decisamente brutto.
Prostituzione: solo per stranieri?
Come abbiamo già scritto in precedenza, la prostituzione è ampiamente usata dai thailandesi maschi stessi. Non è nata e non esiste esclusivamente per gli stranieri anche se, ovviamente, sono il principale target dell’industria sessuale thailandese. Soprattutto i bianchi occidentali, sono sicuramente i favoriti dalle ragazze. Gli asiatici non sono ben visti, per il modo in cui trattano le donne. I neri non sono amati principalmente per il colore della pelle: le thai, infatti, adorano la pelle bianca, e più è bianca e meglio è, proprio perché la loro è tendenzialmente scura. Infatti abbondano le creme sbiancanti, i centri di sbiancamento della pelle, evitano di stare al sole, di andare al mare, di stare scoperte e via dicendo.
Divorzio
Di tutte le ragazze con cui ho parlato, il 99% è divorziata con figli a carico. Questi vivono principalmente con la nonna, nella città di origine. Perché praticamente nessuna delle thai che abitano nei posti in cui il turismo sessuale abbonda sono native: di solito vengono tutte dal nord, specialmente da Isan, Surin, Udon Thani e Buriram. Ce ne sono diverse anche da Bangkok. Le thai si sposano ed hanno figli molto presto: sono veramente tante quelle che partoriscono a 17-18-19 anni.
Dopo un tentativo di matrimonio, in cui lui viene scoperto a tradire la moglie (i thai sono famosi per non essere fedeli), si procede al divorzio e i figli vengono lasciati alla madre, solitamente. Il padre spesso sparisce e non si fa più vedere, senza neanche preoccuparsi della prole, da nessun punto di vista. Avendo, spesso, guadagni risibili il governo non riesce a imporgli di pagare l’assegno per il sostentamento dei figli.
A questo punto lei è costretta a provvedere al mantenimento dei figli e da sola non ce la fa. Allora si sposta in una di queste località turistiche e si dà alla prostituzione, nella maggioranza dei casi. Lasciano i figli con la madre (che spesso è divorziata pure lei) e mandano i soldi a casa per mantenere tutta la famiglia, genitori compresi. Questo più o meno è il quadro generale della prostituta media thailandese. L’età varia dai 20 ai 40 anni ma la maggior parte sta tra i 25 e i 35. Di fronte a ciò, viene subito da pensare che chi nasca in thailandia da una famiglia media non abbia altra strada, se vuole avere una vita dignitosa e mantenere la famiglia, se non quella di vendere il proprio corpo. Ma attenzione: l’apparenza inganna!
Fidanzato o sponsor?
Ad un’analisi più approfondita, si scopre che le cose non stanno esattamente così. Innanzitutto, ci sono molte di queste ragazze, ladyboy compresi, che hanno un fidanzato, solitamente nord europeo o americano (nessun sud europeo è così stupido da fare questa fine) che le mantiene a distanza. Praticamente sono uomini, solitamente giovani e non affatto brutti, che vanno spesso in Thailandia, dove vive e lavora la loro “fidanzata”, ci si fermano per qualche mese l’anno e, conoscendo la disperata condizione in cui versano queste povere prostitute, le danno soldi per loro e le loro famiglie. Quando questi ignari ragazzi sono in Thailandia, pagano l’affitto, il cibo e tutte le spese extra delle loro fidanzate. Inoltre, danno loro i soldi da mandare ai figli e ai genitori.
Dopo che sono rientrati nel loro paese di origine, rimangono in contatto con le loro ragazze continuando a mandargli i soldi quando queste li richiedono. Ma nel frattempo, queste riprendono il lavoro di prostitute nascondendolo ai ragazzi che, essendo a migliaia di km di distanza, non possono controllarle in nessun modo. Così, questi fidanzati “sponsor”, sono letteralmente becchi e bastonati. Perché una ragazza che ha chi la mantiene decide comunque di fare la prostituta? La risposta è semplice: perché le piace. E perché più soldi si hanno e meglio è. Non sono poche quelle che vanno in giro con l’iPhone, il seno rifatto, piene di tatuaggi e di vestiti di marca. Spesso non cucinano e mangiano fuori (è vero che il cibo in Thailandia costa poco) e non si fanno mancare niente. Questo stile di vita ha un costo.
Impiegata o prostituta?
Molte di queste donne avevano lavori normali come impiegate in un’azienda o operaie in una fabbrica. Il lavoro non era male, ma gli straordinari non pagati e l’obbedienza militaresca le ha fatte fuggire per andare a rifugiarsi nei Go Go Bar o nei centri massaggi. Perché? Semplice: si viene pagate molto di più e si lavora meno. E, nei casi delle girls bar, i clienti se li scelgono. Esattamente. Non sono obbligate ad andare con chiunque ma vanno solo con chi vogliono loro. Chiaramente più clienti più soldi. Ho provato a chiedere ad alcune girls bar questa domanda: torneresti a fare l’impiegata se tu lavorassi non più di otto ore al giorno con lo stesso stipendio che hai adesso a lavorare nel bar? La risposta è sempre stata NO. Perché nei bar ci si diverte. Non è solo il guadagno, è proprio l’ambiente che è diverso.
Figli con me? No grazie
Un’altra delle cose che stupisce è che a queste ragazze, in realtà, dei figli non gliene frega molto. Ho chiesto a molte di loro questa cosa: se aveste un compagno che vi mantiene o se aveste un’attività lavorativa che vi piace e le vi guadagnare bene, riprendereste i figli con voi? Tutte hanno detto di no. I figli stanno meglio con la nonna o la zia. Averceli tra i piedi è un impegno, è faticoso, questo non è l’ambiente adatto per loro, non voglio che mi vedono quando sono arrabbiata o negativa, e via dicendo.
Queste sono tutte le scuse che mi sono sentito dire in risposta alla mia domanda. Detto anche da ragazze che non sono prostitute, che sono divorziate ma che si sono risposate con stranieri e hanno avviato un’attività redditizia con loro. Il compagno ha chiesto loro di far venire i loro figli ma loro si sono rifiutate. Tutte. Vorrei proprio sapere come cresceranno questi figli che non vedono mai il padre e la madre…
Sex is fun
Stesse risposte le ho ottenute da chi lavora nei centri massaggi. A differenza delle girls bar, non hanno facilità nello scegliere i clienti, anche se cercano di fare una scrematura offrendo al massimo la masturbazione ai clienti che non piacciono. Eppure, non cambierebbero lavoro. Fare i “massaggi” gli piace. E si tratta di ragazze che vivono dentro il centro massaggi: ci dormono, ci mangiano, ci lavorano, ci si lavano. La loro vita è là. E anche quando qualche cliente se la porta a casa per la notte, devono comunque pagare una “tassa” al centro massaggi, a cui spetta sempre una parte del pagamento del cliente.
L’ombra nasce dalla luce
“E Gesù disse loro: «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio”
Matteo 21,31b

Il cliente tipo non è quello che immaginiamo
Tutto il mondo sa che la Thailandia è uno dei paesi numero uno per il turismo sessuale. La visione comune del cliente tipo che va nella Terra dei Sorrisi è quella del 50-60enne, con i capelli bianchi, la panza, la camicia hawaiana, bavoso e viscido, che si prende il viagra e si scopa le ventenni a pagamento. Niente di più sbagliato! Sebbene esistano questi elementi, la maggior parte dei clienti sono giovani fra i 20 e i 40 anni, che vengono in Thailandia per provare il brivido del sesso a pagamento.
Non li ho solo visti con i miei occhi, ma ho chiesto più volte alle prostitute con cui sono stato in contatto, di farmi vedere le foto dei loro clienti ed erano tutti giovani e belli! Nella maggior parte dei casi si tratta di uomini, più o meno giovani, che non si recano regolarmente dalle prostitute, ma lo fanno estemporaneamente in Thailandia, magari solo durante quell’unica vacanza nella Terra dei Sorrisi.
Perché agli uomini piace il sesso a pagamento
Di fronte a questo, la domanda sorge spontanea: perché un ragazzo di 20-30 anni, di bella presenza, dovrebbe pagare una donna per fare sesso? Non può semplicemente buttarsi in una discoteca e provarci finché non ne trova una? O ancora meglio trovarne su un sito d’incontri? Il discorso è molto più semplice di quello che sembra. Innanzitutto, gli uomini, generalmente, sentono il bisogno del sesso come quello del cibo: un bisogno primario, frequente, che ha necessità di essere soddisfatto o la salute psicofisica può rimanerne compromessa. Pagare una donna dà la certezza di poter soddisfare questo bisogno. Le donne conosciute in giro o sulle app di incontri, nella maggior parte dei casi vogliono essere corteggiate, hanno bisogno di conoscere la controparte, devono essere prese di testa oltre che fisicamente e spesso fanno attendere prima di andare a letto con uno appena conosciuto.
Sì ha l’immagine comune dell’uomo che va con le prostitute come di un cinquanta-sessantenne panzone e puzzolente, o di un delinquente stupratore e via dicendo, quando invece quasi tutti gli uomini nella loro vita sono andati a prostitute almeno una volta. C’è la credenza che chi usufruisca del sesso a pagamento sia un maschilista che oggettifica la donna e non ha minimo rispetto del sesso femminile.
Niente di più sbagliato. Ci sono anche queste tipologie di uomini, ma nella maggior parte dei casi si tratta di persone “normali”, che in un certo periodo della loro vita sentono il bisogno di avvicinarsi a una donna senza tutte quelle pressioni sociali che la nostra comunità impone. Trattano le prostitute come persone e non come oggetti, spesso ci si affezionano, fanno loro dei regali, si confidano dei loro problemi e trascorrono del tempo insieme al di là del sesso. Vice ha scritto un articolo molto interessante a riguardo, che linko qua.
Prostitute: persone come noi
Chi si indigna contro coloro che vanno o sono andati con le prostitute, considerandoli come uomini spregevoli, senza rendersene conto offende questa bistrattata categoria. Se tu disprezzi qualcuno per la compagnia che frequenta, vuol dire che disprezzi la compagnia stessa. Le prostitute sono persone, con delle emozioni, dei sentimenti, dei sogni, delle aspirazioni, dei figli da mantenere (il più delle volte da sole) che vivono una vita difficile, spesso non tutelata. Giudicare i clienti equivale a criticare anche loro. Ricordo la frase emblematica che Gesù ripete spesso nel vangelo: le prostitute vi passeranno avanti. Tutti manifestano solidarietà morale verso questa tipologia, ma quando si tratta di vederla nella realtà, viene fuori il solito gretto disprezzo. La gente tende a essere ipocrita, lo sappiamo.
Guadagni
Di solito sono contenuti, ma decisamente più alti di un lavoro di ufficio qualsiasi. Solitamente, per uno “short time” (ovvero un’ora, quindi non è per niente short per gli standard occidentali, dove il tempo standard arriva massimo a 20 minuti) una prostituta che lavora in un centro massaggi chiede sui 1500 bath (ovvero 45€). Contrattando si può scendere facilmente a 1000 (30€). Per tutta la notte sono almeno 2000 bath fino anche a 4000. Le girls bar, di solito, costano di più perché per approcciarle devi offrire loro delle bevute, devi poi pagare il bar e infine la ragazza.
In tempi di coronavirus, i prezzi sono scesi molto. Ci sono ragazze che si sono vendute per 500 bath (15€) per un’ora, la maggior parte non prendeva più di mille. Se il cliente piace alla ragazza e la frequenta spesso, questa gli fa prezzi di favore (anche 500 bath per tutta la notte) o addirittura ci fa sesso gratis, a prescindere dalla crisi attuale.
Ci sono poi casi, molto frequenti, di clienti danarosi che invitano queste prostitute in una villa per una settimana pagandole profumatamente (tipo 20000 bath, ovvero quasi 600€), oltre a darle da mangiare, alloggio e alcolici a non finire. Altri che “affittano” una ragazza per sette giorni o un mese intero, dandole 10000 bath alla settimana, se non di più. Spesso questi clienti, che ripeto si tratta spessissimo di ragazzi di massimo 35-40 anni, americani o del nord Europa, si affezionano e continuano a mandare loro soldi dall’estero al bisogno.
Perché la Thailandia è famosa per il turismo sessuale?
Molti pensano che sia per i prezzi bassi, quando in realtà ci sono molti altri paesi in cui andare a letto con una donna costa molto meno. No, il motivo è ben diverso: le ragazze thailandesi si comportano come delle fidanzate e nella maggior parte dei casi, se c’è chimica, si affezionano davvero. Le prostitute in occidente non baciano i clienti sulla bocca, ti dicono di finire dopo 10 minuti che hai iniziato, spesso non si spogliano neanche completamente, non si lasciano andare e non sono molto partecipative; infine non vedano l’ora che tu te ne vada.
Le thailandesi sono l’opposto. Il bacio in bocca c’è sempre, tendenzialmente non mettono fretta e se gli piace il cliente partecipano attivamente durante l’atto sessuale. Spesso fanno la doccia col cliente, lo lavano, ci ridono, ci scherzano e addirittura sono gelose se scoprono che lui va con altre. Si affezionano, vedono il cliente volentieri fuori dal lavoro, vanno a cena con lui, in giro, lo chiamano, gli scrivono messaggi carini. Questo è il vero motivo per cui è tanto gettonata.
Conclusione
Più volte ho fatto questo esperimento, in diverse modalità: alcune volte, dopo che ero entrato in confidenza con delle prostitute che si erano rese disponibili a un’intervista, ho detto loro che le avrei sposate e portate in Italia e che le avrei mantenute io. Molte non ci volevano venire. Allora ho detto loro che avrei vissuto con loro in thailandia ma che avrebbero dovuto smettere di lavorare come prostitute, che avrei pagato io per tutto: per i figli, i genitori, i loro bisogni. Nonostante la proposta allettante, molte hanno detto che avrebbero accettato ma continuando a lavorare nei massaggi, o nei bar.
Ad altre ho chiesto: se tu avessi soldi infiniti, cosa faresti? Nella maggior parte dei casi la risposta è stata: continuerei a lavorare nel bar. Qualcuna ha parlato di aprire una propria attività, tipo un caffè, o un ristorante, ma la maggior parte non lo farebbe: le girls bar si divertono e in confronto a un lavoro “vero”, dove c’è da faticare, ci sono responsabilità, rinunce, la loro è un’attività divertente e senza pensieri, oltre che redditizia. Inutile che scrivo le conclusioni di queste interviste, i fatti parlano da soli.
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