Non sono mai stato attratto da questo paese ma a forza di sentir dire che è bello, mi sono deciso ad andarci. Si tratta di un paese che non colpisce come la Thailandia o l’Indonesia ma si fa apprezzare nel lungo periodo, soprattutto grazie all’amabilità delle persone, sempre calme e rilassate (a parte quando guidano). L’alta qualità del cibo è solo la ciliegina sulla torta. Quello che stupisce è la capacità di rialzarsi dopo anni di guerra brutale e violenta grazie allo spirito comunitario che anima il suo popolo. Sono molti quelli che stanno investendo in un paese in piena crescita, pronto a entrare nel giro di pochi anni fra i paesi asiatici più influenti.
Il Vietnam è un paese particolare con una storia recente tutt’altro che felice. Nonostante questo ha saputo rialzarsi in fretta e curare le proprie ferite, questo soprattutto grazie alla sua gente così calma e amabile, con un forte senso della comunità. Le cose che ho apprezzato di più sono sicuramente le persone e il cibo, che rendono questo paese così facile da viverci. Durante i miei quasi due mesi di permanenza ho incontrato e conosciuto uomini e donne che mi hanno fatto sentire a casa.
Per un articolo sul mio viaggio corredato di foto originali, rimando qua.
Storia del Vietnam
“- Un soldato: Sergente, ha qualche consiglio su come tornar vivi dal Vietnam?
Dal film Tigerland
– Sergente: Sì, non andarci.”
Inizi
Il primo stato vietnamita nacque fra il IV e il II secolo BCE ed era il leggendario regno di Au Lac. Nel 221 BCE viene conquistato dalla Cina che lo dominerà per più di mille anni. Nel X secolo CE, sotto la guida di Khúc Hạo prima e di Khúc Thừa Dụ poi, riacquista una sua autonomia. Nel 983 l’imperatore Ngô Quyền sconfigge i cinesi fondando il Dai-Co-Viet. Nel XIII secolo la dinastia espande i propri territori e sono gli unici in Asia a fermare per ben tre volte l’invasione mongola, difendendo il territorio vietnamita. L’espansione del regno continua verso sud a discapito dei regni dei Cham. Nel 1770, dopo aver conquistato dei territori cambogiani, si ha una rivolta interna al Vietnam che porta alla tripartizione del paese. Il regno viene riunito grazie a Nguyễn Ánh e agli esuli francesi della Rivoluzione. A metà del 1800 la presenza francese diventa dispotica togliendo l’autonomia al governo vietnamita.
Tempi moderni
Durante la seconda guerra mondiale i giapponesi invadono il paese e le governano in collaborazione con i francesi già presenti. Quando ci fu la liberazione di Parigi nel 1944 i giapponesi disarmano i francesi e danno vita all’Impero del Vietnam. L’unica forza politica interna che si oppone alla dominazione esterna è quella guidata dal leader comunista-nazionalista Ho Chi Minh. Egli alla fine della guerra proclama l’indipendenza del paese e dichiara nulli i precedenti trattati. La Francia allora interviene militarmente ma viene sconfitta nel 1954 dall’esercito del Viet Minh. Durante la Conferenza di Ginevra dello stesso anno, il territorio vietnamita viene diviso in due: nord e sud. Il nord viene dato a Ho Chi Ming mentre il sud al cattolico anticomunista Ngô Đình Diệm, sostenuto dagli USA. Viene deciso che nel 1956 il Vietnam diventi uno stato unito con un governo eletto democraticamente.
La guerra del Vietnam
Di fatto, queste elezioni non avvennero mai perché gli USA avevano il timore che Ho Chi Minh le vincesse. Così spingono Diệm a rifiutarle e a dichiarare il Vietnam del Sud come stato sovrano. Questo scatena sacche di ribellione che vengono presto supportate dall’esercito del Viet Minh. Nel 1957 iniziano delle vere e proprie guerriglie portate avanti sia dal Viet Minh che da gruppi minori che confluiscono nel Fronte di Liberazione Nazionale (Viet Cong). Negli anni ‘60 prima Kennedy e poi Johnson mandano ingenti forze militari, usando i mass media per distorcere la realtà dei fatti. I soldati americani compiono atrocità oltre l’umano comprensibile con l’uso massiccio di napalm, il terribile agente arancione (un componente chimico a base di diossina), torture, stupri, omicidi di massa di civili, distruzione di villaggi di innocenti e via dicendo.
Molti sono i soldati e gli ufficiali americani che si ribellano a questi metodi, abbandonando il campo di battaglia e denunciando tali crimini di guerra. Tutto il mondo occidentale progressista, soprattutto quello americano, principalmente formato da giovani universitari, ma non solo, si mobilita in manifestazioni e proteste contro questa atroce guerra. A causa della presa di posizione dell’opinione pubblica, di forti contrasti interni alla classe dirigente americana, ai continui approvvigionamenti di uomini e armi da parte dell’URSS e della Cina attraverso la Cambogia, nel 1973 l’esercito americano lascia il Vietnam del Sud. Gli accordi di pace di Parigi dello stesso anno riconoscono la sovranità di entrambi i paesi ma i Viet Cong, non appena l’esercito statunitense si è ritirato, invadono il Sud e in pochi mesi lo conquistano, unificando il Vietnam sotto un unico governo comunista. Saigon viene ribattezzata Ho Chi Minh City e il Vietnam si autodichiara Repubblica Socialista.
Situazione post guerra
Dopo quasi 20 anni di lotta e una grande quantità di morti, gravemente feriti e traumatizzati, un’economia finalizzata alla guerra e un paese devastato, inquinato e ancora pieno di mine antiuomo, molti decidono di abbandonare il paese. A causa dei conflitti lungo i confini con la Cambogia capitanata dagli Khmer rossi, nel 1978 il Vietnam invade il paese confinante e depone il governo, istituendo uno stato fantoccio. Ciò crea tensioni con la Cina, che supportava i Khmer rossi; gli attriti sfociano in una guerra che porta a un nulla di fatto. Solo con il ritiro delle truppe vietnamite dalla Cambogia negli anni ‘90 si allentano i contrasti con la Cina. Nel 1990 il Vietnam diventa parte dell’ASEAN: Associazione delle Nazioni dell’Asia Sud Orientale. Nel 1995 vengono ristabiliti i rapporti con gli USA. Nel 2006 entra a far parte dell’Organizzazione Mondiale del Commercio mentre nel 2015 raggiunge un accordo con la Trans-Pacific Partnership: libero scambio commerciale su un’area che riguarda 12 paesi, tra cui il Giappone, il Messico, l’Australia e il Canada.
Il Vietnam visto con i miei occhi
“In Giappone la gente guida a sinistra. In Cina la gente guida a destra. In Vietnam non importa.”
Patrick Jake O’Rourke
Traffico
La prima cosa che si nota arrivando in Vietnam, che sia Hanoi o Ho Chi Minh City cambia poco, è il traffico folle. Macchine, motorini, pedoni, biciclette, camion e mezzi di trasporto di tutti i tipi che vanno in tutte le direzioni consentite e non. I semafori sono rari, come le strisce pedonali, che non vengono minimamente rispettate. In motorino ci si va in uno, due, tre, quattro, cinque… Si portano in neonati in braccio mentre il marito guida lo scooter e a volte si allattano pure, tanto per non farci mancare niente. Tutti passano insieme e non ci sono regole precise, se non quella di cercare di sopravvivere senza rimanere schiacciati. L’unico motivo per cui non fanno incidenti, o ne fanno pochi, è che tutti guidano molto piano, macchine incluse. Suonano in continuazione, non perché sono stressati o nervosi ma, visto che nessuno rispetta lo stop, per avvertire che stanno passando. Comunque, dopo essere stato in India, il traffico del Vietnam non è a quei livelli, mantiene ancora un minimo di senso logico razionale.
Religione
Il Vietnam è un paese con un alto numero di non credenti, considerato uno dei meno religiosi al mondo. I buddisti sono il 12%, principalmente di scuola Mahayana, i cristiani l’8% mentre arrivano quasi al 5 i cadaoisti: si tratta di una nuova religione fondata a inizio novecento che è una specie di sincretismo delle religioni principali. Proclama l’esistenza di un solo Dio (creatore di tutte le religioni), promuove la non violenza, il vegetarianesimo e la reincarnazione, da cui bisogna liberarsi per andare in paradiso. Esistono altre religioni con percentuali sotto l’1; per il resto i vietnamiti non si riconoscono appartenenti a nessuna religione. Si parla del 73%. Fra questi, però, sono molti quelli che credono ancora nelle superstizioni, che praticano il culto degli antenati e i rituali della religione popolare vietnamita, che è un insieme di animismo, confucianesimo e taoismo.


Il rispetto verso i morti è molto alto ed è ancora in uso la tradizione secondo il quale il primogenito, dopo 3, 5 o 7 anni (a seconda delle zone) deve dissotterrare il padre defunto, togliere le ossa da ciò che rimane della carne e bruciarli. In casa tutti possiedono un altare tramite il quale pregano gli antenati, offrono incenso e cibo durante le cerimonie principali o per una richiesta specifica. La credenza in spiriti e fantasmi è molto forte. Credono anche che se uno non pratica adeguatamente i rituali per gli antenati diventerà uno spirito affamato. Tutte queste credenze e pratiche sono di stampo folkloristico più che religioso e fanno parte della tradizione più che di una religione.



Cibo
La cucina vietnamita è molto buona e decisamente economica. Non presenta molti condimenti, è molto leggera e ricca di erbe aromatiche e verdure salutari. Il piatto più famoso è il Pho, che si tratta di una zuppa di tagliatelle di riso con carne o verdure o pesce. Altre specialità degne di menzione sono i Gui Con, involtini di verdure crudi (non fritti come quelli cinesi) con gamberetti croccanti; il Dau Phu ovvero tofu morbido brasato; Banh Mi baguette francese ripiena di ingredienti misti a scelta. Solo per citarne alcuni. Mangiando il cibo da strada, buono e sicuro, si spendono massimo 2€ a pasto. Non manca la frutta tropicale, come il Dragon Fruit, passion fruit, guava, cocco di vari tipi, sugar apple, wax apple, meloni, ananas, banane e via dicendo, che danno luogo a succhi buonissimi ed economici. Anche i ristoranti etnici hanno tutti prezzi molto bassi e una qualità alta. I ristoranti vegetariani e vegani sono molto diffusi e la cosa bella è che sono estremamente economici!






Tet
La festività più importante in assoluto è il Tet, ovvero il capodanno vietnamita, che corrisponde in tutto e per tutto a quello cinese. Le celebrazioni del Tet durano settimane: le scuole chiudono per quasi un mese, la gente smette di lavorare, le città si riempiono di addobbi e la cosa più sconvolgente sono le persone che cantano per strada. Praticamente in Vietnam adorano il Karaoke e anche il bar più sfigato, lurido e povero ha una cassa da mille mila watt con un microfono collegato e basi di canzoni vietnamite a ruota. Questi cantano tutto il giorno, dalla mattina alla sera, in ogni angolo di ogni città, a volumi insopportabili. Possono iniziare anche verso le 6.30 del mattino e finire dopo mezzanotte. Durante questo periodo, a parte cantare, tutti tornano a casa dalle loro famiglie (dato che la maggior parte vive nelle grandi metropoli di Hanoi o Ho Chi Minh City per lavorare).

L’insegnamento dell’inglese
Uno dei business numero uno in Vietnam per un occidentale è sicuramente l’insegnamento dell’inglese. Sono molti i madrelingua e non, con certificati presi online o sul posto, che si avventurano a insegnare inglese in scuole private ai bambini e ragazzi dai 4 ai 18 anni. La legislazione, fino a poco tempo fa, era molto blanda anche se ultimamente sta diventando più rigida e si richiede una laurea generica e un certificato per insegnare inglese agli stranieri. Tanti sono, comunque, quelli che riescono a lavorare anche senza questi requisiti. Ovviamente i madrelingua sono privilegiati. Chi è invalidato sono le persone di colore (non importa se madrelingua) e gli asiatici (siano pure nati in paesi dove si parla inglese come prima lingua, non importa). I caucasici sono i più avvantaggiati, a prescindere dal loro livello di preparazione. La paga è decisamente buona visto che si parte da un minimo di 1000 USD fino ad arrivare ai 2000 e più per chi ha esperienza e lavora nelle università. Considerando il basso costo della vita, significa vivere come dei re.
Influenza cinese
Il Vietnam è stato sotto la Cina per più di mille anni prima di diventare indipendente anche se ha sempre mantenuto un rapporto più o meno di subordinazione. La cultura cinese è tuttora fortemente presente e lo si vede nella religione (buddismo, taoismo e confucianesimo), nei templi, nelle tradizioni (lo stesso Tet non è altro che il capodanno cinese), nella cultura (è facile incontrare elementi cinesi come statue dei personaggi de Il Viaggio in Occidente di Wu Cheng’en) e via dicendo. In molti templi le scritte sono ancora in caratteri cinesi, così come lo è l’architettura. I mercati notturni e diurni, lo street food, il mangiare di tutto (in Vietnam si mangia il cane che è considerata una prelibatezza, per esempio) sono retaggi della cultura cinese. Sicuramente anche l’avere un governo comunista accomuna ulteriormente queste due nazioni che sono sempre state vicine nonostante i momenti di attrito.

Povertà
A differenza di quello che mi aspettavo, non ho visto molta povertà, anzi. In sei settimane di viaggio ci saranno state una o due persone che mendicavano. Non ho visto nessuno vivere per strada e anche la case più povere sono in muratura. Certo, non ho visitato tutto il Vietnam palmo a palmo, ma per quello che ho potuto vedere è ben diverso da paesi come India o Cambogia. La povertà esiste e le differenze fra i ricchi e i poveri sono molto alte, ma sembra che la miseria nera sia stata superata. E nonostante, appunto, ci siano molti non abbienti, è un paese estremamente sicuro. Puoi lasciare il portafogli in giro e lo ritroverai con i soldi dentro. Gli scooter vengono spesso parcheggiati senza lucchetto, senza bloccasterzo e con i caschi appesi gli specchietti, eppure nessuno li ruba.
Conclusione
Un paese che si gusta lentamente, fermandosi nei posti e parlando con la gente. Non ha cose particolari che colpiscono a prima vista ma la bontà del suo cibo, la gentilezza e rilassatezza dei suoi abitanti, il clima accogliente e i luoghi incantevoli lo rendono perfetto per chi sa cogliere la bellezza sottile e serena che scaturisce dai cuori gentili. Un paese da tenere d’occhio da un punto di vista economico, in cui investire se si hanno liquidi, una nazione pronta a fare un balzo in avanti e a stupire il resto dell’Asia.
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